Domenica 1 aprile, solennità "delle Palme"
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 Published On Apr 2, 2012

Domenica 1 aprile, solennità "delle Palme", il cardinale Angelo Scola, ha guidato la tradizionale processione con gli ulivi dalla chiesa di Santa Maria Annunciata in Camposanto verso il Duomo. Ad animare la processione sono stati i fedeli delle Comunità latinoamericane. Dopo la processione, l'Arcivescovo ha presieduto in Cattedrale la Messa solenne
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1.04.2012

Iniziando la Settimana Santa, nella sua omelia l'Arcivescovo ha invitato a vivere "con fede questa Settimana eminente come figura del percorso della nostra vita. Noi sappiamo che Gesù ci rivela chi è il nostro Dio: un Padre che ama la libertà dei figli a tal punto da non sopraffarla mai, senza mai cessare di pro-vocarla con la forza della verità. Essa ci scuote dalla "gaia rassegnazione" in cui spesso, quasi senza accorgercene, scivoliamo, incapaci - o semplicemente - stanchi di cercare il senso pieno della nostra esistenza".
Parlando dello stile di Gesù che entra in Gerusalemme prima della sua Passione, morte e Risurrezione, il cardinale Scola ha spiegato che "la Sua mansuetudine è la sua obbedienza al disegno del Padre. Questa deve essere anche la nostra, di noi che portiamo il Suo nome: cristiani. La Chiesa nasce dal costato di Cristo e deve ogni giorno rinascere dal cuore di ogni fedele".
Gesù è presentato in questa solennità come re della pace che "ci educa a riconoscere che non c'è possibilità di bene per sé e di edificazione di vita buona a tutti i livelli dell'umana convivenza che non passi dal dono di sé. Se questo è vero, come è vero, a nessuno sfugga la grande attualità della Pasqua di nostro Signore".
Infine, indicando gli atteggiamenti da assumere in questa settimana così importante per i cristiani, l'Arcivescovo ha proposto di "prostrarci nell'umile riconoscimento dei nostri peccati nel sacramento della Confessione, donare qualcosa di noi stessi e dei nostri beni a chi è nel bisogno materiale e spirituale, fare, mediante la partecipazione alla liturgia, intenso spazio al Crocifisso glorioso nelle nostre giornate, conformarci non a questo mondo ma al pensiero di Cristo. In una parola, invocare quel profondo cambiamento che abbiamo inseguito lungo tutta la Quaresima: la nostra conversione".

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