Giovanni Felice Sances Proserpina Gelosa. Francesca Boncompagni soprano Marco Mencoboni harpsichord
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 Published On Premiered Jan 4, 2024

Giovanni Felice Sances (also Sancies, Sanci, Sanes, Sanchez, ca. 1600 – 24 November 1679) was an Italian singer and a Baroque composer. He was renowned in Europe during his time.
Sances studied at the Collegio Germanico in Rome from 1609 to 1614. He appeared in the opera Amor pudico in Rome in 1614. His career then took him to Bologna and Venice. His first opera Ermiona was staged in Padua in 1636, in which he also sang.
In 1636 he moved to Vienna, where he was initially employed at the imperial court chapel as a tenor. In 1649, during the reign of Ferdinand III he was appointed vice-Kapellmeister under Antonio Bertali. He collaborated with Bertali to stage regular performances of Italian opera. He also composed sepolcri, sacred works and chamber music.
In 1669 he succeeded to the post of Imperial Kapellmeister upon Bertali's death. From 1673, due to poor health, many of his duties were undertaken by his deputy Johann Heinrich Schmelzer. He died in Vienna in 1679.


Da più profondi orrori
Là dove eterna notte
Di caligini eterne imbruna il Cielo
Ne vegno gelosissima furente
Scapigliata languente
A’ questo ciel di vivi raggi ornato
Per ritrovar del sotteraneo impero
Il mio bel traditor Pluto severo

Il sole ha già tre volte
Alzato il crin da l’onde
Tuffato il crin ne l’onde
Da ch’ei non gira al mio languido volto
Sotto due neri poli
I suoi gemini soli

Io lassa ho penetrato
Fin dove s’ode del Trifauce orrendo
I latrati tremendi
E dove Stigeo spirto imprime audace
Ne più tetri sentieri orme di foco
Per ritrovarlo e impaziente ho scorso
I campi fortunati
Ove l’alme felici
De l’Empirea magion provan le gioie
Ne lo scorsi ò me trista o me dolente
Chi vuoi tù che comparta
Barbaro Re di Dite le pene à rei?
E l’altre leggi imponga
A l’anime perdute
Chi co l’alzar d’un ciglio
Faccia tremar su l’infocati fronti
Le serpi à l’Empie Erinni
Se non sei tù crudele
Cerbero coi latrati
Più non assorda il popolato inferno
Sovra il tuo ferreo seggio
Più non s’asside e più non si riposa
L’orribiltà superna e maestosa

Torna dunque dhe torna
O di questo mio cor prima delizia
A serenar queste mie fosche luci
A solevar le mie speranze opresse
Torna dunque dhe torna

Lassa che dico? Ah misera chi chiamo?
Il fuggitivo ha di diamante il core
E prova nel suo petto
Foco d’inferno e non fiamma d’Amore
Sposo non dirò più ma traditore.
Perché rapirmi? e’l virginal mio fiore
Coglier su’l bel matin degl’anni miei
Se lasciarmi dovevi
Frà sì torbidi giorni e cosi grevi
Forse tù lo facesti
Per darti amico vanto
Che sai rapir per condannare al pianto

Sù sù tartaree suore
Scotete homai scotete
Le corone con teste (conteste)
Di sibilanti fulmini d’Averno
Movete i passi ombrossi
Fra balse accese ed infocati sassi
Frà scoscesi dirupi ed erte moli
Frà paludosi stagni
Fra grotte òpache e cavernosi Monti
Movete i Briarei con cento mani
E le Sfingi, e i Pitoni
Cerberi, e Gerioni
L’immonde Arpie e quanti mostri asconde
Il sotterraneo Impero
Contro l’empio Consorte
Crudo più de l’Inferno e de la morte

Funeste piagge ecco vi lascio e corro
Alle selve al mio cielo
Cacciatrice immortal candida Luna
Già mi invita a partire
Geloso sdegno e gelosia sdegnata
Tradita abbandonata

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