Ho perso il conto di quanti giorni sono su questa strada, forse cinque settimane o anche di più. Gli eventi mi hanno costretto ad imparare in fretta come vivere nel luogo più freddo della terra e ad oggi mi sento perfettamente a mio agio. Ho conosciuto il gelo estremo e genuflesso lo rispetto e lo temo, in lui mi muovo ora consapevole che posso arrivare fino infondo a questa leggendaria strada. Mi sento un alpinisti a tre metri dalla vetta, un maratoneta che sta facendo il giro finale dentro lo stadio, uno scrittore all’ultima pagina, mi sento il tizio che mette l’ultima tessera di un lunghissimo domino che finora non è mai caduto. Sangue e adrenalina irrorano i miei muscoli e volo sul ghiaccio, ad ogni incontro con al gente del posto è una festa tra strette di mano e decine di selfie. persino loro esultano per il mio vicino trionfo.
Tutto è perfetto, il clima mi premia con un’inaspettato tepore e il mio umore sfocia in sana e bella euforia. Ci sono giorni che canto in sella alla bici e che fragorosamente rido da solo.
Alla vista, sull’altra sponda del fiume Lena, della città di Yakutsk impazzisco di gioia, li c’è la prima meta del mio lungo viaggio, li mi sveglierò da questo sogno e realizzerò cos’è stato.
Non mi sento un sopravvissuto, io questo viaggio l’ho VISSUTO in ogni sua sfaccettatura, dalla tristezza alla felicità, dal dolore alla gioia, tutto esclusivamente alla massima espressione di questi termini.

Ed ora si continua, verso dove non so ma intanto pedalo verso Sud.